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Ecstasy e Metamfetamine

Sintetizzata per la prima volta in Germania nel 1898, l’ MDMA (principio attivo dell’ecstasy) fu rapidamente esclusa dalle prescrizioni mediche per i suoi forti effetti collaterali. Negli Stati Uniti è stata messa  al bando nel 1985 e inserita fra le droghe più pericolose per i danni al sistema nervoso e le crisi psicotiche che provoca. L’ecstasy è pericolosissima: anche una sola assunzione può provocare ipertermia (aumento della temperatura del corpo) maligna, seguita da morte. Altri sintomi gravi sono tachicardia, convulsioni e patologie epatiche. Tra gli effetti cronici, vanno messi in evidenza attacchi di panico che possono durare mesi, episodi psicotici acuti e psicosi croniche, oltre a depressione. Secondo gli studi più accreditati, svolti alla John Hopkins School di Baltimora (Usa), l’ecstasy produce danni cerebrali che possono divenire irreversibili.

NOTIZIE APPROFONDITE SULL’ECSTASY

cos’è
L’ecstasy è una sostanza psicoattiva sintetica che agisce sia come stimolante che come allucinogeno. Fa sentire pieni di energia e induce una distorsione temporale e percettiva, oltre che aumentare il piacere derivante dalle esperienze tattili. E’ nota anche come MDMA, acronimo del suo nome chimico metildiossimetanfetamina. Danneggia il cervello ed è tossica a livello dei neuroni e, in alcuni casi, può determinare la morte. Viene assunta in genere per via orale sotto forma di pastiglie o capsule e i suoi effetti hanno una durata di circa 3-6 ore. Benché l’MDMA sia universalmente conosciuto col nome di ecstasy, degli studi hanno dimostrato che le pastiglie di ecstasy spesso contengono numerose altre sostanze oltre all’MDMA, che sono dannose. Fra queste sostanze troviamo: metamfetamina, caffeina, dextromethorphan, efedrina e cocaina. Inoltre, come molte altre droghe, l’ecstasy solitamente non viene preso da solo; spesso viene assunto insieme ad altre sostanze, ad esempioalcol e marijuana.

cosa fa
Produce effetti di eccitamento e, al tempo stesso, effetti di natura psichedelica. Genera empatia, aumenta la capacità di comunicare con gli altri, accresce il desiderio sessuale, potenzia le sensazioni e le percezioni ma, contemporaneamente, provoca esperienze depersonalizzanti, lievi disturbi delle percezioni sensitive, a volte stati di psicosi con allucinazioni della durata di diverse ore e insonnia pronunciata.

quando è nata
L’ecstasy venne sintetizzata per la prima volta agli inizi del ‘900 dalla società farmaceutica tedesca Merck che cercava una sostanza che facesse dimagrire. Venne chiamata MDMA ma non fu mai messa sul mercato. Durante la prima guerra mondiale venne somministrata ai soldati in trincea per poter loro permettere di sopportare meglio la fame, il freddo e di affrontare il nemico. Conquistò popolarità solo negli anni ’80, principalmente negli Stati Uniti, grazie alla sua ritenuta capacità di abbassare lo stato di ansia e la resistenza psichica dei soggetti. Venne impiegata nelle cosidette “terapie di coppia” come mezzo con cui affrontare i “nodi” dei rapporti di coppia, con la supervisione di un analista. Negli ultimi anni il suo consumo è aumentato considerevolmente diffondendosi come club drug nelle feste rave e nelle
discoteche per i suoi effetti stimolanti ed empatogeni.

secondo la legge
Secondo il decreto legge sulle droga n° 49 del 21 febbraio 2006, chi viene trovato con una dose che rientra nella quantità considerata “ad uso personale”, nel caso dell’ecstasy 750 mg, pari a 5 pastiglie, viene punito con le seguenti sanzioni: ritiro della patente, del passaporto o del permesso di soggiorno per gli stranieri. La legge prevede invece, la reclusione da 6 a 20 anni e la multa da 26.000 a 260.000 euro per chi “coltiva, produce, fabbrica, estrae, raffina, vende, cede, distribuisce, commercia, trasporta, procura ad altri, invia, passa, consegna”.

il gruppo ecstasy
Il termine “ecstasy” si riferisce a sostanze sintetiche che sono chimicamente correlate alle anfetamine, ma che si differenziano in qualche modo da queste per gli effetti prodotti. All’interno del gruppo ecstasy, la sostanza più nota è la 3,4 metilendiossimetanfetamina (MDMA), sebbene talvolta, nelle pastiglie di ecstasy, si ritrovino altri suoi analoghi (MDA, MDE, ecc.). Queste sostanze sono note anche come “entactogeni” (ossia “che toccano dentro”, empatogeni) per lo specifico effetto che producono sull’umore. A volte provocano effetti solitamente correlativi alle sostanze allucinogeni.

effetti farmacologici e utilizzo clinico

MECCANISMO D’AZIONE. L’ecstasy agisce dopo 20-40 minuti dall’assunzione; il  massimo effetto si raggiunge dopo circa 1 ora e permane per 4/8 ore. Gli effetti comunemente ricercati e riportati sono uno stato di benessere, euforia e piacere, sintonia con l’altro, facilità di comunicazione; le percezioni vengono intensificate, la musica si sente meglio e i colori appaiono più intensi. L’ecstasy è dotata anche di effetti allucinogeni con distorsione delle percezioni sensoriali. Se associata all’alcool risulta molto pericolosa anche per i gravi disturbi di vigilanza che sembrano essere
i responsabili di un gran numero di incidenti stradali, le cosiddette “stragi del sabato sera”. Tracce del consumo di ecstasy permangono nelle urine per 2-4 giorni.

Gli EFFETTI FARMACOLOGICI prodotti nelle ore successive l’assunzione includono modificazioni comportamentali di tipo neurovegetativo (agitazione psicomotoria, tachicardia, aumento della vigilanza etc.) e neuropsichiatrico (euforia, dispercezioni, aumento della fiducia in se stessi, etc.). Sono presenti secchezza della bocca e dilatazione delle pupille, contrazione prolungata dei muscoli mandibolari e sfregamento delle arcate dentarie.

Fra gli EFFETTI TOSSICI ACUTI, particolare rilevanza hanno l’ipertermia, che può portare al decesso, il coma, l’insufficienza renale acuta, danni epatici, episodi psicotici, aritmie, ansia, insonnia, etc. Situazioni ambientali come quelle delle discoteche con affollamento e rumore associati alla disidratazione favoriscono l’instaurarsi della tossicità acuta. Queste situazioni vanno affrontate in pronto soccorso; nell’attesa è necessatrio abbassare la temperatura corporea con spugnature fredde.

GLI EFFETTI SUL CERVELLO. L’ecstasy influisce sul cervello incrementando l’attività di alcuni neurotrasmettitori, fra cui la serotonina e la dopamina. La serotonina è un neurotrasmettitore sche svolge un ruolo importante nella regolazione dell’umore, del sonno, del dolore, dell’appetito, delle emozioni e di altri comportamenti. Questo eccessivo rilascio di serotonina dà luogo alle sensazioni piacevoli derivanti dalle’uso di ecstasy. Il rilascio di elevate quantità di serotonina rende il cervello deficitario di questo importante neurotrasmettitore e contribuisce a generare a quei comportamenti pericolosi e a quegli effetti negativi che caratterizzano chi ne fa uso. Numerosi studi su animali hanno dimostrato che l’uso della sostanza può danneggiare i neuroni che sono implicati nel trasporto della serotonina, anche nel lungo termine. Secondo alcune ricerche, i consumatori abituali di ecstasy sperimenterebbero, per lunghi periodi, confusione, depressione, perdita di memoria e riduzione della capacità di elebaorazione. Sono stati rilevati dei cambiamenti nell’attività cerebrale delle regioni che riguardano la cognizione, le emozioni e le funzioni motorie.

struttura chimica dell’ecstasy
L’ecstasy si identifica con la sigla MDMA o con il nome che descrive la composizione chimica “3,4-metilendiossi-N-metilamfetamina”. Naturalmente ci sono poi i vari nomi “di strada” quali “E”, “Adam”, “cruschino”, “Xtc”. Il preparato si presenta, ancor prima di essere compresso con gli altri eccipienti in capsule e pasticche  sotto forma di polvere bianca  cristalliforme ed inodore che non si ossida e non si decompone a contatto con l’aria, nè con la luce o con il calore. Pur solubile in acqua, non assorbe se non in piccolissime dosi, l’umidità, garantendo così una lunga conservabilità. Gli operatori considerano l’MDMA una sostanza pura e non una mistura e, anche se il nome sembra suggerire diversamente, non contiene “amfetamina” nella sua struttura chimica tipica. Deriva, invece, dal safrolo presente in natura, in vegetali come la noce moscata e il sassofrasso della stessa specie dell’alloro. Quanto agli effetti, l’MDMA presenta le caratteristiche proprie sia degli allucinogeni che degli stimolanti, ma non in maniera così decisa da poter essere ricompresa in alcuno dei due gruppi. Per le sue caratteristiche e, soprattutto, per la sua capacità di indurre “empatia” agendo sui circuiti serotoninergici, la metamfetamina è classificata nel gruppo delle sostanze entactgene.

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